Nella notte tra il 25 e il 26 ottobre torna l’ora solare: ecco come aiutare i bambini e la curiosa storia di chi inventò l’ora legale.
Nella notte tra sabato 25 e domenica 26 ottobre 2025, le lancette torneranno indietro di un’ora. Dormiremo un po’ di più, ma non per tutti sarà una buona notizia. Gli adulti si godranno un’ora di sonno in più, ma i bambini potrebbero risentire del cambio, svegliandosi prima e faticando ad addormentarsi la sera.
Il ritorno all’ora solare segna il momento in cui la luce naturale diminuisce sensibilmente, le giornate si accorciano e i ritmi biologici vengono messi alla prova. E se per molti si tratta solo di un piccolo fastidio stagionale, per i più piccoli può essere una vera e propria mini-crisi del sonno.
“Basta un’ora di differenza per alterare i ritmi dei bambini per tre o cinque giorni”, spiega la Dott.ssa Patrizia Mariani, psicologa di MioDottore.
I genitori dovrebbero aspettarsi, secondo la specialista, un temporaneo aumento di irritabilità, difficoltà a prendere sonno e meno appetito ai soliti orari. “È normale che un bambino reagisca con disagio: ha solo bisogno di tempo per adattarsi. L’importante è non forzarlo e, se possibile, rallentare un po’ i ritmi della quotidianità”.
Per rendere la transizione più dolce, la dottoressa consiglia di iniziare la preparazione tre giorni prima del cambio dell’ora.
Anticipare o posticipare gradualmente pasti, giochi e orari della nanna di 10–15 minuti al giorno aiuta l’organismo ad abituarsi senza traumi.
Anche mantenere una routine serale costante (bagnetto, lettura, luci soffuse) contribuisce a ristabilire serenità e sicurezza.
Per i bambini più grandi, può essere utile spiegare il motivo del cambio dell’ora: avere consapevolezza riduce l’ansia e li aiuta a capire che la stanchezza che sentono è normale e passeggera.
Andiamo a vederli assieme, quindi, questi motivi del cambio dell’ora. Bisogna sapere che, un tempo, c’era soltanto l’ora solare. Finché nel 1784 cambiò qualcosa: Benjamin Franklin, scienziato e politico statunitense, scrisse un curioso saggio pubblicato sul Journal de Paris dal titolo Un progetto economico per diminuire il costo della luce, in cui si paventava l’adozione dell’ora legale.
Franklin, noto anche per l’invenzione del parafulmine, osservò che i cittadini dormivano nelle ore di luce e bruciavano candele e olio la sera: un enorme spreco di energia. La sua soluzione? Anticipare l’orario delle attività umane, così da sfruttare meglio la luce del sole.
La proposta rivoluzionaria venne accolta – come tutte le proposte rivoluzionare – con una certa ironia e l’idea rimase nel cassetto per più di un secolo, fino all’avvento dell’industrializzazione.
Con le fabbriche in piena attività e la Rivoluzione Industriale ormai in corso, la necessità di sincronizzare gli orari diventò reale. Tuttavia, solo nel 1907 l’inglese William Willett propose di introdurre ufficialmente il cambio d’ora nel Regno Unito, che venne poi adottato nel 1916, durante la Prima guerra mondiale, per risparmiare energia elettrica.
Anche l’Italia introdusse l’ora legale nel 1916, seguendo l’esempio britannico, ma la sua applicazione fu tutt’altro che stabile: durante la Seconda guerra mondiale, e persino negli anni della Repubblica Sociale Italiana (1943–45), ci furono periodi in cui Nord e Sud del Paese adottarono orari diversi, con un’ora di sfasamento tra le due aree (abbiamo quindi avuto due fusi orari nel nostro Bel Paese).
Dal 1966, invece, l’ora legale è diventata una prassi costante, e dal 1996 il calendario di passaggio tra ora solare e legale è stato uniformato in tutta l’Unione Europea.
Negli ultimi anni, il dibattito sulla sua abolizione è tornato d’attualità. Molti studiosi ritengono che, nell’era dei LED e dei condizionatori sempre accesi, il risparmio energetico sia ormai trascurabile. Altri sostengono che il cambio d’ora influisca negativamente sul sonno, l’umore e la produttività.
L’Unione Europea ha persino discusso la possibilità di lasciare ai singoli Stati la scelta di mantenere o abolire il sistema del doppio orario, ma la decisione definitiva è ancora sospesa, ed eccoci qui ogni sei mesi a spostare le lancette, indietro e avanti, avanti e indietro.
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