Debiti, il pensiero che non fa dormire la notte di milioni di italiani ma finalmente c’è una novità: ecco come potergli dire addio per sempre.
Avere debiti con il fisco è tra le maggiori preoccupazioni degli italiani, un pensiero fisso al quale non si riesce a trovare una soluzione soprattutto se poi ci si trova in condizioni economiche complicate.

Ma capita, ogni tot anni, che lo Stato decida di dare una mano a chi ha accumulato questi debiti. E con il nuovo anno, sta arrivando una vera svolta per tutte quelle persone che sperano di liberarsene per sempre.
Debiti, arriva la rottamazione: chi potrà richiederla
Nel 2026 arriverà la rottamazione delle cartelle, conosciuta anche come “quinquies”, la quinta edizione di un provvedimento che da tempo rappresenta una speranza per molti contribuenti. Dietro questo termine tecnico si nasconde l’opportunità di ripartenza economica, pensata per chi desidera regolarizzare la propria posizione con l’erario senza essere schiacciato da pagamenti immediati o interessi insostenibili.
La misura introduce un cambiamento sostanziale nel rapporto tra cittadini e amministrazione finanziaria: un piano di pagamento dilazionato fino a nove anni, composto da 54 rate bimestrali, tutte di importo uguale. La prima scadenza è fissata al 31 luglio 2026, una data che segna l’inizio di un percorso lungo, ma sostenibile. Il principio è semplice: chi ha debiti con lo Stato può estinguerli gradualmente, senza sanzioni aggiuntive e ritrovare quella stabilità economica spesso compromessa da anni di accumuli fiscali.

Il beneficio però non è per tutti, ma solo per chi ha dimostrato di essere un contribuente regolare almeno nelle intenzioni. Rientrano nella rottamazione quinquies coloro che hanno ricevuto avvisi bonari dall’Agenzia delle Entrate o dall’Inps, comunicazioni che segnalano discrepanze tra quanto dichiarato e quanto versato. Si tratta quindi di soggetti che hanno presentato correttamente la dichiarazione dei redditi ma non sono riusciti a saldare gli importi dovuti, spesso per difficoltà economiche o errori materiali.
Chi invece non ha mai presentato la dichiarazione resta escluso, perché la misura nasce per favorire la regolarizzazione, non per sanare l’evasione. Secondo le stime, oltre 16 milioni di contribuenti potrebbero trarre vantaggio da questa nuova apertura, anche se chi ha già aderito alla precedente “quater” non potrà partecipare nuovamente.
Il piano riguarda un periodo ampio, includendo cartelle esattoriali emesse tra il 2000 e il 2023. Ciò significa che ci sarà la possibilità di chiudere vecchie posizioni rimaste sospese da anni. Anche i tributi locali, come Imu, Tari e multe comunali, rientrano nel perimetro dell’agevolazione, offrendo così una soluzione anche a chi ha pendenze con gli enti territoriali.
Occhio però agli interessi
Dietro questa apparente distensione fiscale si nasconde però un punto delicato: gli interessi. Nella versione attuale, il tasso è salito dal 2% al 4%, raddoppiando il costo complessivo dell’operazione rispetto alle precedenti edizioni. Una scelta che ha generato perplessità, poiché in nove anni di pagamento l’incidenza può arrivare a superare il 30% del debito originario. È una condizione che molti considerano eccessiva e per questo si discute di possibili modifiche in sede parlamentare.





