Novità in ambito scolastico, in relazione alla Legge 104: i cambiamenti portano sollievo a chi lavora nel settore. Scopriamoli insieme.
Finalmente un provvedimento preso dal Tribunale di Terni che ha fatto sorridere gli insegnanti che occupano un posto precario. Il mondo della scuola in Italia vede accendersi una speranza: come ha lottato una donna che ha subito delle ingiustizia dall’Ufficio Scolastico, anche gli altri possono avanzare una richiesta di rispetto dei propri diritti.
La vicenda che ha scosso il settore scolastico ha toccato argomenti importanti e molto delicati, come la conciliazione non sempre possibile tra lavoro e Legge 104 nonché le sfide che oggi gli insegnanti sono costretti a combattere. Con la sentenza di Terni, non siamo davanti unicamente ad una vittoria personale: vince l’intero settore e vince la difesa di un diritto che non può essere ignorato.
Il Tribunale di Terni ha dovuto affrontare un caso che ha messo in comunione il settore scolastico con la Legge 104. E’ stata una docente a vedersi accogliere il ricorso della FLC CGIL (Sentenza n 263) per vedersi riconosciuto il diritto di precedenza (L. 104/1992) nella scelta della sede.
Le azioni legali si sono rese necessarie perché alla donna era stato negato dall’Ufficio Scolastico il diritto alla precedenza. Piuttosto, era stata costretta ad accettare contro la sua volontà una collaborazione part time. A seguito intervento del Tribunale, oltre al diritto di precedenza, la donna riceverà anche un risarcimento del danno.
L’insegnante si era vista negare la precedenza per l’anno scolastico 2023/24. Era iscritta nelle Graduatorie Provinciali delle Supplenze (GPS) ed era titolare della riserva di posti prevista per la Legge 68/1999 e del diritto alla scelta prioritaria della sede secondo l’articolo 21 della Legge 104/1992.
Nonostante i suoi diritti e le chiare disposizioni dell’Ordinanza Ministeriale riguardo le supplenze, l’Ufficio Scolastico della città di Terni (URL Umbria) ha tolto alla donna ogni precedenza nella scelta della sede scolastica.
E’ stata pertanto assegnata ad una scuola lontana dal proprio indirizzo di residenza e ha dovuto accettare un contratto di lavoro part time propostole dopo la lamentela avanzata in merito all’assegnazione di una sede disagiata che la costringeva a lunghi viaggi quotidiani.
La sentenza del Tribunale di Terni ha evidenziato l’inadempimento dell’Amministrazione e il danno subito dalla lavoratrice. A seguito accertamento, il Tribunale ha proceduto condannando il Ministero a un risarcimento quantificato in misura pari al 50% delle retribuzioni perdute dalla docente a causa della misura part time che è stata costretta ad accettare.
Come espresso dal sindacato, questa situazione fa riflettere anche sul divario salariale di genere. Troppo spesso le lavoratrici sono costrette ad un contratto di lavoro con tempo parziale. Questa vittoria legale ha mostrato come la giustizia può riuscire a dar valore e far rispettare i diritti dei docenti precari e, più in generale, dei soggetti più fragili.
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